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Matar a Jesús

Uccidere Jesús

Matar a Jesus - CinemaSpagna 2019

REGIA
Laura Mora

SCENEGGIATURA
Alonso Torres, Laura Mora

FOTOGRAFIA
James L. Brown

MONTAGGIO
Leandro Aste

MUSICA
Sebastián Escofet

PRODUZIONE
64A Films

CON
Natasha Jaramillo, Giovanni Rodríguez, Camilo Escobar, Carmenza Cossio, Juan Pablo Trujillo, José David Medina, Juan Camilo Cárdenas

ANNO
2017

NAZIONALITÀ
Colombia

DURATA
90 min.

PREMI

  • San Sebastián 2018:
    New Directors Award
    Premio del Pubblico Giovane
  • Cairo International Film Festival 2018:
    Miglior Regia (Laura Mora)
    Premio FIPRESCI
  • Premio Fénix 2018:
    Miglior Sceneggiatura
  • Chicago International Film Festival 2018:
    Premio Roger Ebert Miglior Film
  • La Habana Film Festival 2018:
    Premio Speciale della Giuria
    Miglior Opera Prima

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Matar a Jesús

Uccidere Jesús

Medellin, Colombia. Una mattina di ritorno dall’università, la vita della giovane Paula viene sconvolta da due ragazzi che freddano il padre con un colpo di pistola.

La polizia lenta e burocratica non dà risposte e molla le indagini: tutto sembra perduto. Fino a quando una sera Paula non incrocia uno dei sicari. Gli si avvicina: il ragazzo si chiama Jesús, parla lo slang dei bassifondi e non sospetta minimamente nulla. Cominciano a frequentarsi, per Jesús portare in giro una come Paula, misteriosa e di buona famiglia, è più che una medaglia al petto…

L’opera seconda di Laura Mora, astro nascente del nuovo cinema colombiano, è un viaggio agli inferi autobiografico: un noir che sfocia in una lucida riflessione sui meccanismi che muovono la metropoli. Osannato al festival di San Sebastian: New Directors Award e Premio del Pubblico Giovane.

Latinoamericana //

Pellicola semi autobiografica della regista colombiana Laura Mora Ortega, al suo primo lungometraggio dopo aver macinato decine di episodi in serie tv locali, perlopiù dedicate a Pablo Escobar. Medellin. Paula, una studentessa di 22 anni e amante della fotografia, è testimone del brutale omicidio del padre, un professore di scienze politiche e idealista che insegna nell’università dove studia la figlia. Paula per una frazione di secondo riesce a vedere l’assassino del padre, scappato in fretta su una moto. Devastata dal dolore per la perdita, Paula con la sua famiglia deve confrontarsi con la staticità della polizia, la quale ha archiviano presto il delitto con la scusa della dilagante violenza nella città colombiana. Qualche mese dopo, in piena atmosfera natalizia, Paula riconosce in discoteca il ragazzo che uccise suo padre. Il suo nome è Jesus e Paula prova, goffamente e avvicinandosi a lui giorno dopo giorno, ad escogitare un piano per vendicarsi ……Anche se lontani dalla qualità estetica e di contenuti dei recenti capolavori ORO VERDE e MONOS, ‘MATAR A JESUS’ rimane una pellicola assai robusta, che gravita a metà strada tra un dramma disturbante ed un revenge sofferente che ricalca, parzialmente, quanto provato in gioventù dalla stessa regista sulla propria pelle. Forte di una carica genuina (buona parte degli attori, compresa la protagonista, sono al loro debutto cinematografico), di scenografie cittadine e naturali favolose (la città vista dall’alto e di notte lascerà senza fiato) e pur mettendo al centro la difficile e macchinosa vendetta di Paula, i riflettori sono puntati senza mezze misure sulla criminalità dilagante nella città colombiana, sulla polizia corrotta e su un sistema socio politico che dimostra tutta la sua incapacità di arginare le piaghe appena citate. In questo contesto malsano ci avventuriamo in un rapporto complicato e controverso tra Paula e Jesus (dove sarà proprio lui ad insegnargli a sparare), nome assai simbolico e non casuale come scopriremo nel corso della pellicola. Atmosfere di strada, con annesso degrado e violenza sporca in ogni suo angolo, dove appare impossibile fidarsi del prossimo e dove ognuno piange qualcuno morto ammazzato dal mostro tentacolare e invisibile solo in superficie della malavita più o meno organizzata. Il finale, diverso dal solito revenge movie, è destinato a lasciare diverso amaro in bocca ma, come si evince sin da subito dal titolo, lascia ampio spazio a quella simbologia cattolica, onnipresente in tutto il film e che influenzerà non poco una ragazza tenace, coraggiosa ma ferita al cuore come Paula. Niente di nuovo sotto il sole estremo ma trattasi di un esordio più che discreto. Intenso ed emotivamente ricco di sfumature che lasciano ben sperare per il futuro di questa regista … forte e coraggiosa nel mettere in scena quanto subito sulla propria pelle!!

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