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Madre

Madre

REGIA
Rodrigo Sorogoyen

CON
Marta Nieto, Jules Porier, Alex Brendemühl, Anne Consigny, Frédéric Pierrot

ANNO
2020

NAZIONALITÀ
Spagna

DURATA
102 min.

PREMI:

  • Migliore attrice Orizzonti Mostra del Cinema di Venezia 2019 (Marta Nieto)
  • Migliore attrice Festival del cine europeo de Sevilla 2019 (Marta Nieto)
  • Premio Forqué 2020 Miglior Attrice (Marta Nieto)

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Madre

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Presentato nella sezioni Orizzonti di Venezia, l'ultimo film di Sorogoyen nasce dal suo omonimo cortometraggio nominato agli Oscar del 2019. Elena, la madre del titolo, riceve una telefonata dal figlio Ivan di sei anni, smarrito in una spiaggia nella costa del sud-ovest della Francia. La batteria del telefono si va drammaticamente scaricando mentre il bambino descrive uno strano uomo che avanza verso di lui. La madre è nel panico più totale, la conversazione si è conclusa di colpo. Ritroviamo Elena dieci anni dopo; vive e lavora ancora lì vicino, a Vieux-Boucau-les-Bains. Un giorno la donna vede in spiaggia un ragazzo che le ricorda fortemente il figlio scomparso e che ha l'età che Iván avrebbe oggi. Elena segue il ragazzo, forse è finita l'eterna attesa che qualcosa o qualcuno le restituisca suo figlio.

La Nueva Ola //

Rodrigo Sorogoyen risponde questa intervista per Cineuropa:

All’inizio del film mostra per intero “Madre”, il suo corto candidato all’Oscar. Poi fa un salto in avanti di dieci anni. Perché?
Il corto è iniziato come un esercizio filmico per poi rivelarsi un grande successo. Abbiamo voluto continuare la storia di questa madre che ha vissuto una tragedia così profonda.

Quando si giunge a dieci anni più tardi, la telecamera si muove come un’onda; era questa l’idea?
Certo. L’utilizzo della telecamera era decisivo e non volevo che lo stile del film fosse aggressivo. Ogni singolo momento doveva essere delicato, visto che la storia era già abbastanza aggressiva.

Il film ha fatto pensare a “Harold e Maude”. È stato fonte d’ispirazione?
Comprendo il paragone. Abbiamo pensato a dei film e, quando pensi a una relazione del genere, di una donna con un bambino, viene in mente quel film. Forse “Harold e Maude” ci piace solo perché siamo cinefili. Non è stato fonte d’ispirazione per questo film specifico. Sebbene ce l’avessimo a mente.

Direbbe che si tratta della classica storia di formazione per un adolescente se osservata dalla prospettiva del ragazzo?
L’archetipo del giovane ragazzo che diventa uomo è molto interessante. Si può giocare con l’attore. Inizialmente abbiamo scritto il copione in due parti: una dal punto di vista del ragazzo, e l’altra dalla prospettiva della madre. Nelle fase di revisione abbiamo tolto tutte le scene del ragazzo con la sua famiglia perché il personaggio aveva bisogno solo di alcune scene per essere dipinto chiaramente, mentre il personaggio della madre era molto più complicato.

Non si sa cosa accada al bambino di sei anni. Supponiamo qualcosa di violento, ma di questi tempi è più violento e sgradevole mostrare una relazione tabù?
Decisamente. Ha ragione, risulta davvero molto più violento. Due persone si amano, quindi cosa c’è che non va? Alla società occidentale non piacciono queste cose; non appena vediamo una donna sulla quarantina con un ragazzo, c’è qualcosa che non va. Abbiamo voluto dimostrarlo e far riflettere le persone.

La donna in una casa isolata, la foresta, la spiaggia… Qual era l’idea dietro l’utilizzo di queste location?
Beh, ambientazioni e location vengono dal corto. Magari se fossimo andati a Biarritz e non ci fosse piaciuto, avremmo cambiato location. Ma erano ambientazioni fantastiche e affascinanti, e allo stesso tempo potevano essere terre desolate. Potevano essere due cose contemporaneamente, quindi ho pensato che per il film fosse la location perfetta. C’è un tale potere in quella spiaggia e quell’oceano, e il tutto si fonda a creare questa bellezza.

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