El norte sobre el vacío
REGIA
Alejandra Márquez Abella
SCENEGGIATURA
Gabriel Nuncio, Alejandra Márquez Abella
FOTOGRAFIA
Claudia Becerril Bulos
MUSICA
Tomás Barreiro
PRODUZIONE
Agencia Bengala, La Tuna
CON
Gerardo Trejoluna, Paloma Petra, Dolores Heredia, Juan Daniel García Treviño, Mayra Hermosillo
ANNO
2022
NAZIONALITÀ
Messico
DURATA
110 min min.
PREMI:
20° Festival Internacional de Cine de Morelia
Miglior Film, Miglior Sceneggiatura, Miglior Attore (Gerardo Trejoluna)
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El norte sobre el vacío
Don Reynaldo è l'anziano proprietario di un ranch in Tamaulipas, nella campagna nel nord-est del Messico, dove gli uomini sono uomini, gli impiegati sono sudditi e le donne tengono tutto insieme con diligenza e docilità. Una volta Don Rey era conosciuto come un grande cacciatore, ma ora, dietro la sua figura di patriarca si cela un uomo in declino oppresso dal passato.
Quando un pericolo minaccia il ranch di Don Rey, iniziano a comparire crepe nella vita sociale del suo microcosmo, che sconvolgono la dinamica dei suoi rapporti con la famiglia, con i suoi dipendenti e con la terra che lo circonda.
Tratto dalla storia vera, avvenuta qualche anno fa nella stessa regione di un allevatore che cercò di resistere all’assedio del proprio ranch da parte del Narco, il film è il ritratto di un periodo di cambiamento epocale nel Messico rurale. Con un acuto senso di come utilizzare presagi che annunciano il cambiamento, Alejandra Márquez Abella ritrae questo cambiamento storico: un acclamato western contemporaneo sulla fragilità dell’idea di possesso, sullo scontro tra individuo e natura.
Latinoamericana //
La caccia, l’allevamento del bestiame, la ricerca di acqua (poiché non ce n’è molta), la lotta eroica dell’uomo contro la natura, dell’uomo contro gli uomini. Lo scenario è pronto per una lotta quasi manichea nel ranch del patriarca Don Reynaldo. Un regno del nulla, di sterminate terre aride, dove si fatica a trovare acqua e misteriose pandemie costringono gli allevatori a bruciare il bestiame.
In questo luogo fisico, più dell’onore, è l’idea di eroismo che è in gioco: preservare la terra ereditata e proteggere la propria famiglia dai pericoli esterni. Anche dopo che i ladri ti hanno fatto visita, più volte, per scuoterti. Così la tensione cresce. E Márquez Abella scandisce con i giusti tempi l’avvicinarsi di una probabile fine. Si sofferma sul panorama che non è più quinta, offre claustrofobia mostrando spazi aperti e orizzonti privi di confini.
Con un acuto senso di come utilizzare presagi che annunciano il cambiamento, la regista ritrae uno spostamento epocale nel Messico rurale, visto attraverso personaggi solitamente relegati a ruoli di supporto passivi. Su tutti Rosa, la tata, la donna delle pulizie, ma anche la protettrice. Ordinata giorno dopo giorno, ignorata da coloro che la circondano con una coscienza di classe, la serva Rosa diventa gradualmente un agente del cambiamento. Mentre la famiglia allargata di Don Reynaldo si contorce nel tentativo di salvare il vecchio ordine,
La storia è punteggiata da presagi e simbolismo, e Márquez Abella li svela dal paesaggio arido che opprime i suoi abitanti, la sua fauna, il calore accecante. Qui fuori, i fucili dominano la giornata se hai intenzione di sopravvivere, ma cosa è più minaccioso, un fucile Remington o la rana? Il minaccioso puma, vacche, tartarughe, un ragno, cervi, gli animali sembrano percepire la fine di un’antica egemonia. Convitati di pietra della riflessione della regista, che ad ogni scena inserisce l’ottica di chi è natura e quindi terra essa stessa.