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El rey de la montaña

Il signore della montagna

REGIA
Gonzalo López-Gallego

CON
Leonardo Sbaraglia, María Valverde, Thomas Riordan, Hermano Menor, Andrés Juste, Pablo Menasanch, Francisco Olmo

ANNO
2008

NAZIONALITÀ
Spagna

DURATA
92 min.

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El rey de la montaña

Il signore della montagna

Mentre si dirige verso la città dove abita l'ex fidanzata, per un chiarimento, fermandosi ad un benzinaio un uomo incontra una ragazza: Bea, con la quale avrà un rapporto occasionale all'interno del bagno della stazione di servizio; uscito si accorge che nonostante la ragaza gli avesse pagato la benzina gli ha pure rubato il portafogli e l'accendino. Proseguendo lungo la propria strada, si accorge che la ragazza sta poche centinaia di metri avanti a lui, ma con la propria auto ha girato per una stradina secondaria. sarrà proprio qui che inizia l'incredibile avventura di cui Quim ( è questo il nome del personaggio principale) sarà involontario protagonista.

La Nueva Ola //

Ogni volta che mi tocca commentare un film horror spagnolo rischio di ripetermi: i nostri cugini iberici ci hanno superato da tempo e oramai sono maestri del genere. Il loro stile è inconfondibile: budget oculati, ottime storie, buona recitazione, ambientazioni azzeccate.

Il re della montagna sta dalle parti di Un tranquillo week end di paura e I guerrieri della palude silenziosa, pur mettendo nel miscelatore alcuni spunti originali, tra cui una maggiore carica adrenalinica e il risvolto finale, che richiama alla mente film più recenti come Ils e, seppur in maniera solo marginale, il remake (per una volta ottimo) de Le colline hanno gli occhi.

Visto che i 90 minuti di pellicola giocano in buona parte sul mistero che avvolge gli “invisibili” cacciatori che perseguitano Quim e Bea, eviterò di scrivervi grossolani spoiler che vi rovinerebbero la sorpresa. Parliamo allora dei due attori protagonisti, il giovane argentino Leonardo Sbaraglia e Maria Valverde, già vista e discussa nella trasposizione cinematografica di Melissa P. Entrambi sono bravissimi e danno vita a due personaggi realistici più nei loro difetti che nei rari pregi caratteriali.

Quim è un ragazzo come tanti, alle prese – s’intuisce – con una vita fatta di problemi reali, non come i tanti studenti universitari supercazzoni dei film horror americani.

Bea è una giovane dai contorni più misteriosi, ma non poi così straordinari: è una piccola ladra, in fuga più da se stessa che dalla legge.

La sfortunata situazione in cui i due si trovano coinvolti servirà a svelare i lati nascosti delle personalità di entrambi. Quim si rivelerà più meschino e pavido del previsto. O meglio: si rivelerà come saremmo molti di noi, messi alle corde da dei cecchini senza nome che ci sparano addosso senza un perché. Avreste tempo di preoccuparvi per le sorti di chi sta accanto, perdipiù una sconosciuta?

Non che Bea si riveli una santa, anche se è chiaro che la vita fatta di espedienti l’ha preparata un pochetto di più ad affrontare un’assurda situazione come quella in cui viene coinvolta.

Il paesaggio montano è il terzo protagonista del film, ancor prima dei cecchini e delle altre comparse di corollario, tra cui due inetti agenti della Guardia Civil di passaggio lungo la strada percorsa dai nostri non-eroi. Le cupe pareti rocciose si ergono per novanta minuti come immensi muri che, pur nella loro vastità, costituiscono una prigione per i due fuggitivi, e un parco giochi per chi dà loro la caccia. Sequenze adrenaliniche si alternano con momenti di attesa, con la necessità di nascondersi tra alberi e rocce nella speranza di non venire individuati dai killer della montagna.

Il finale vira più sul concitato, senza però sciupare quanto fatto di buono nella prima parte – la più abbondante – del film.

In poche parole: una delle pellicole più interessanti viste quest’estate.

Alex McNab

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