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Josefina

Josefina

REGIA
Javier Marco

SCENEGGIATURA
Belén Sánchez-Arévalo

FOTOGRAFIA
Santiago Racaj

MONTAGGIO
Miguel Doblado

MUSICA
Nerea Alberdi, Vanessa Garde

PRODUZIONE
White Leaf Producciones, Featurent, RTVE - Corporación de Radio y Televisión Española, Telemadrid, Televisión Castilla La Mancha- RTVCM, Escuela de Cinema y Audiovisual Comunidad de Madrid (ECAM)

CON
Emma Suárez, Roberto Álamo, Miguel Bernardeau, Olivia Delcán

ANNO
2022

NAZIONALITÀ
Spagna

DURATA
87 min.

PREMI E FESTIVAL:

  • Festival di San Sebastián 2021: New Directors

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Josefina

Josefina

Juan (Roberto Álamo), un addetto alla sicurezza di un penitenziario, osserva ogni domenica le visite di Berta (Emma Suárez), la madre di uno dei carcerati. L’attrazione è tale che un giorno riesce finalmente ad avvicinarsi a lei: ma nasconde la propria identità, fingendosi pure lui il familiare di una ragazza detenuta lì dentro: Josefina. L’opera prima di Javier Marco (Premio Goya 2021 col corto A la cara) traccia con profondità psicologica il percorso che porterà Juan e Berta a conoscersi al di là della realtà che li circonda.

La Nueva Ola //

Juan (Roberto Álamo), un funzionario carcerario in pensione, incontra Berta (Emma Suárez), una donna che fa regolarmente visita a suo figlio nel carcere dove lui lavora. A poco a poco e sulla base di qualche menzogna e occultamento, l’uomo inizia timidamente a parlarle, instaurando tra loro qualcosa di simile all’amicizia, al sostegno e all’empatia.

Su questi semplicissimi elementi, Marco e la sua sceneggiatrice Belén Sánchez-Arévalo hanno costruito un film che – supportato da una fotografia dai colori sbiaditi e in location poco fotogeniche – si basa sul lavoro delicato dei suoi attori e su dialoghi che, nei loro silenzi, racchiudono molti significati e svelano quali sono i difetti dei loro protagonisti. Bisogna quindi elogiare il lavoro di tutti suoi interpreti, di questo cast su cui Josefina si regge saldamente: da Suárez, che torna a incarnare una madre sofferente come la Julieta di Pedro Almodóvar, ad Álamo, che dimostra di essere capace di mettere da parte la sua forza fisica per diventare un animale indifeso, fragile e bisognoso di tenerezza.

Inoltre, Josefina ritrae l’impotenza di quelle persone che non possono aiutare i propri cari, poiché rinchiusi in una situazione alla quale non hanno accesso (in questo caso, dietro le sbarre di un carcere), le bugie che costruiamo per raggiungere un obiettivo (amoroso), le famiglie distrutte e le carenze emotive. Tutto questo viene mostrato da Javier Marco con semplicità, un po’ di tristezza (e qualche tocco di umorismo: particolarmente divertente è l’uso degli slogan che compaiono stampati sulle bustine di zucchero) e sufficiente affetto per i suoi personaggi in modo che l’intera trama sia credibile e vicina, anche se la stessa trama si concede qualche licenza gratuita. Ciò non toglie nulla a un insieme armonioso che conferma il regista come un narratore maturo, capace di regalarci grandi opere future (per ora, ha già in cantiere un lungometraggio basato sul suo successo A la cara).

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