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La lengua de las mariposas

La lingua delle farfalle

REGIA
José Luis Cuerda

SCENEGGIATURA
Rafael Azcona, José Luis Cuerda, Manuel Rivas

FOTOGRAFIA
Javier Salmones

MUSICA
Alejandro Amenábar

PRODUZIONE
Sogetel, Las Producciones del Escorpión, Canal+ España, RTVE

CON
Fernando Fernán Gómez, Manuel Lozano, Uxía Blanco, Gonzalo Uriarte, Alexis de los Santos, Jesús Castejón, Guillermo Toledo

ANNO
1999

NAZIONALITÀ
Spagna

DURATA
96 min.

  • Premi Goya 2000
    • Miglior sceneggiatura non originale

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La lengua de las mariposas

La lingua delle farfalle

Per Moncho questo è un anno idilliaco: inizia la scuola, gli insegnanti sono fantastici, si fa un amico a Roque, inizia a scoprire i misteri dell'eros, e col fratello più grande, un appassionato di saxon, forma un gruppo musicale. Ma è anche l'anno in cui la Repubblica spagnola viene presa di mira dai ribelli fascisti. Il papà di Moncho è un repubblicano, così come il suo vecchio insegnante, don Gregorio. La violenza e la guerra cambieranno i sogni di una vita appena sbocciata....

 

Homenajes //

Film di riferimento nella filmografia del regista José Luis Cuerda, questo adattamento di diversi racconti dello scrittore Manuel Rivas ha permesso di recuperare lo spirito di rinnovamento e di apertura della scuola repubblicana, incarnato da un vecchio insegnante interpretato da Fernando Fernán-Gómez.
L’ambientazione di questa storia in Galizia, la patria dello scrittore, è comune nell’opera di Cuerda in titoli come El bosque animado o il successivo La educación de las hadas, e lega il suo stile a una filosofia naturalista molto adatta ai precetti che il maestro Don Gregorio cerca di inculcare ai suoi alunni.

 

Il racconto inizia con il protagonista del film, Moncho, un bambino che ha paura di iniziare a frequentare la scuola, dato che è stato avvertito che usualmente i professori sono soliti picchiare gli studenti non disciplinati. Dopo una titubanza iniziale, scopre invece che il suo nuovo maestro, Don Gregorio, è una persona per bene che non basa l’insegnamento sulla repressione, ma usa altri metodi, come l’osservazione e il libero pensiero. Mentre si svolgono questi avvenimenti, a Madrid iniziano a scoppiare proteste e tensioni. Da un lato ci sono i sostenitori della Seconda Repubblica Spagnola, dall’altra i Franchisti.

Mentre ciò accade si analizzano i pensieri politici del piccolo paesino dove vive Moncho. Nel frattempo, il piccolo studente e il professore stringono una profonda amicizia, basata sull’insegnamento di quest’ultimo. Egli diventa una persona cara al bambino e diviene anche amico del padre di Moncho, sarto di professione, il quale gli mostra la sua riconoscenza facendogli un vestito su misura. Con il passare del tempo i franchisti ottengono sempre più terreno finché, nel luglio 1936 scoppia la Guerra civile spagnola. Iniziano così i rastrellamenti contro i sostenitori della repubblica.

Nella scena finale del film vediamo i soldati franchisti che trascinano fuori da un caseggiato uomini filo repubblicani, tra cui anche Don Gregorio. I genitori di Moncho, per non rischiare di essere accusati di collaborazionismo, iniziano a inveire contro i prigionieri e contro il professore, accusandolo: “Rosso! Assassino! Anarchista! Ateo schifoso!”. Perfino Moncho, spronato da sua madre, inizia a gridargli male parole, ma correndo incontro al camion, nella sua ingenuità e bontà naturale, il bambino pronuncia le parole: “Tilonorrinco! Espiritrompa!”, parole imparate dagli insegnamenti del suo professore.

 

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