Maixabel
Maixabel
REGIA
Icíar Bollaín
SCENEGGIATURA
Icíar Bollaín, Isa Campo
FOTOGRAFIA
Javier Agirre
MONTAGGIO
Nacho Ruiz Capillas
MUSICA
Alberto Iglesias
PRODUZIONE
Kowalski Films, Feelgood Media, RTVE - Corporación de Radio y Televisión Española, ETB-EITB - Euskal Irrati Telebista, Movistar+
CON
Blanca Portillo, Luis Tosar, María Cerezuela, Urko Olazábal, Bruno Sevilla, Mikel Bustamante, Paule Barcenilla
ANNO
2022
NAZIONALITÀ
Spagna
DURATA
115 min.
PREMI
-
- Premio Goya per la migliore attrice protagonista 2022 · Blanca Portillo
-
- Premio Goya per il miglior attore non protagonista 2022 · Urko Olazabal
-
- Premio Goya per la migliore attrice rivelazione
- 2022 · María Cerezuela
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Maixabel
Maixabel
L’unico modo per porre fine a un conflitto è costruire ponti tra le parti avversarie, e attraversarli. È quello che fa la protagonista, Maixabel, accettando di incontrare i terroristi dell’ETA che uccisero a sangue freddo il marito Jose Mari Jáuregui anni prima. Ispirato alla vera storia di Maixabel Lasa, la cineasta madrilena Iciar Bollain, grazie a un cast d’eccezione (Blanca Portillo, Luis Tosar, Urko Olazábal), lancia un emozionante appello a favore del dialogo, alla riconciliazione e alla convivenza, affinché le atrocità del passato non tornino a ripetersi.
La Nueva Ola //
Basato sul caso reale di Maixabel Lasa, il nuovo film di Bollaín ricrea eventi reali per farli conoscere e, in qualche modo, rafforzare il dialogo necessario in ogni controversia: l’unico modo per porre fine a un problema è costruire ponti tra le parti avversarie… e attraversarli. È quello che fa la protagonista, il cui nome dà il titolo al film, e interpretata con la sua raffinata tecnica recitativa da Blanca Portillo (che prende parte anche alla serie La Fortuna di Alejandro Amenábar, che verrà proiettata venerdì prossimo a questo festival). Lei – che nella vita non conoscerà mai più la felicità dopo la brutale aggressione subita – accetta di partecipare a un programma per incontrare i terroristi, nello specifico due di quelli che hanno tolto la vita al marito una decina di anni prima: non ha altra scelta, perché, come lei stessa assicura, “sono legata a quelle persone per tutta la vita”.
Basandosi sull’ascolto, mettendosi nei panni dell’altro (anche del carnefice), la cineasta madrilena lancia un emozionante appello a favore del dialogo. La giustizia riparativa, in cui si inquadrano gli incontri mostrati da Maixabel, cerca di riparare il più possibile le vittime e di far compiere ai terroristi dell’ETA un ulteriore passo nella loro reintegrazione, ammettendo e chiedendo perdono per il dolore causato: che lascino il carcere pentiti è un altro passo verso la convivenza.
Bollaín (con il sostegno della sua co-sceneggiatrice Isa Campo, nota per il suo lavoro al fianco di Isaki Lacuesta in titoli come La próxima piel, che ha anche co-diretto) racconta tutto ciò con grinta, integrità e assoluta convinzione in ciò che sta ricostruendo: come la protagonista, ha prima incontrato Luis (magnifici gli sguardi molto eloquenti di Urko Olazabal, che merita un Goya come miglior attore non protagonista) e poi Ibon (Luis Tosar). La comprensibile riluttanza ad accettare gli incontri, la tensione che li precede e le conseguenze che scatenano, punteggiano questa proposta cinematografica che non cade mai in eccessi lacrimosi. E che, come la serie Patria (anch’essa mostrata dodici mesi fa a questo festival), fa appello alla riconciliazione e alla convivenza: affinché le atrocità del passato non si ripetano.