Mudar la piel
Cambiare pelle
REGIA
Ana Schulz e Cristobal Fernández
SCENEGGIATURA
Ana Schulz
FOTOGRAFIA
Cristobal Fernández
MUSICA
Fred Frith, Alfred Schnittke
PRODUZIONE
Labyrint Films, Señor & Señora
CON
Juan Gutiérrez, Frauke Schulz, Mingo Ràfols
ANNO
2018
NAZIONALITÀ
Spagna
DURATA
89 min.
PREMI
- Locarno 2018:
Fuori Concorso - San Sebastián 2018:
New Directors – Zabaltegi
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Mudar la piel
Cambiare pelle
Juan Gutiérrez, filosofo e ingegnere, fu mediatore di pace fra l’ETA (forza d’opposizione armata per l’indipendenza dei Paesi Baschi) e il governo spagnolo negli anni ’80 e ’90; Roberto Flórez fu il suo braccio destro, e assieme condivisero anni di battaglia per il processo di pace. Un’amicizia di ferro, profonda, ma avvolta da un fitto mistero: alla fine degli anni ‘90 infatti Flórez sparisce senza preavviso, senza lasciar traccia di sé. Risulta subito chiaro che era un infiltrato sotto false spoglie. Era un agente dei Servizi Segreti? Chi era in realtà Roberto?
Autentica perla dell’ultimo cinema spagnolo indipendente, capace di mutare da documentario storico-familiare a thriller di spionaggio. Rivelazione assoluta, in concorso a Locarno.
La Nueva Ola //
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Il primo lungometraggio di Ana Schulz (fotografa, nata ad Amburgo nel 1979) e Cristóbal Fernández (Madrid classe 1980, professore di cinema, musicista e montatore), girato in quattro anni, è stato finalmente svelato ad un festival che valorizza questo genere di proposte alternative: Locarno.
Mudar la piel è un film che, già dalla prima scena (totalmente descrittiva, filmata su una teleferica che sorvola Madrid, appesa al cavo, e accompagnata dal pianoforte e dalle voci fuori campo dei narratori), si iscrive nel genere del thriller di inchiesta, spirito che non si smorzerà fino allo sconcertante scioglimento finale. Nel frattempo, lascia comunque spazio anche al ritratto familiare, alla ricostruzione storica e alla celebrazione, discreta ma intensa, dell’amore genitori-figli.
La Schulz è la figlia di Juan Gutiérrez, mediatore di conflitti durante gli anni 1980 e 1990, quando il gruppo terrorista ETA trasformò i paesi baschi in un campo di battaglia. Durante questo periodo strinse amicizia con Roberto Florez, un individuo sfuggente e imperscrutabile la cui personalità ha molto in comune con il titolo del film di cui parliamo.
La regista ha sempre provato una grande curiosità nei confronti di questo personaggio controverso. In particolare, voleva capire su quali basi si fosse costruita quell’amicizia di ferro, eterna, che univa l’uomo a suo padre. Quest’ansia di comprensione è il motore del documentario e in questo modo, così come l’uomo protagonista della loro inchiesta, i due co-autori si trasformano in qualche modo in spie e, allo stesso tempo, il film diventa un gioco di specchi e contagi inarrestabili che a sua volta cambierà pelle.
Ombre di sospetti di tradimento, intelligenza della vita, ammirazione e affetto enormi nei confronti della figura paterna, documenti grafici su un passato dei più tumultuosi e un montaggio agile che non fa mai cadere l’attenzione dello spettatore: tutti ingredienti che fanno di questo film un’opera sorprendente, appassionata e appassionante, che fa luce su una di quelle storie allucinanti, tuttora sconosciute, nella Storia di questo paese complesso, contraddittorio ma anche affascinante che è la Spagna.