Cerca
Close this search box.

Muerte de un ciclista

Morte di un ciclista – Gli egoisti

Muerte de un ciclista / CinemaSpagna 2020

REGIA
Juan Antonio Bardem

CON
Lucia Bosé, Alberto Closas, Bruno Corrà, Carlos Casaravilla, Otello Toso, Alicia Romay

ANNO
1955

NAZIONALITÀ
Spagna - Italia

DURATA
88 min.

PREMI

  • Cannes 1955:
    Premio della critica (FIPRESCI)

Condividi su...

Muerte de un ciclista

Morte di un ciclista – Gli egoisti

María José è sposata con Miguel de Castro ma è l’amante di Juan Fernández Soler, un professore universitario. Un giorno dopo uno dei loro incontri investono con l’auto un ciclista, per nascondere la loro relazione decidono comunque di fuggire senza prestare soccorso.

Il film ottenne al festival di Cannes del 1955 il premio FIPRESCI della critica internazionale ma nonostante la qualità sia tecnica che artistica fu considerato pericoloso dalla censura franchista.

Clásicos //

Omaggio Lucia Bosé

Il testo che segue è tratto da: “Lucia Bosé. Una biografia” di Roberto Liberatori, 2019, Edizioni Sabinae

« Terminate le riprese di “Gli sbandati” (Francesco Maselli, 1955) Lucia Bosè si prepara ad affrontare la trasferta spagnola per il film “Muerte de un ciclista” (titolo che in italiano si trasforma in “Gli egoisti”), diretto da Juan Antonio Bardem. Il regista, figlio di attori teatrali (e zio dell’attore Javier Bardem) aveva raggiunto una certa notorietà firmando la sceneggiatura del film “Benvenuto Mr. Marshall!” di Berlanga. Entrambi diventeranno i protagonisti della stagione neorealista del cinema spagnolo, una spina nel fianco nella produzione cinematografica sotto la censura franchista. Bardem è profondamente influenzato dal cinema italiano del dopoguerra e vuole che sia la Bosè la protagonista del suo film dopo averla ammirata nel film di Antonioni. Il copione che le fa leggere è realmente buono, ma Lucia non accetta di lasciare l’Italia solo per questo; la Spagna non è Hollywood, ma una piccola avventura che si può permettere calibrata al suo modo di misurare le cose: in questo nuovo progetto sarebbe tornata ad essere l’attrice protagonista con un personaggio attorno al quale ruotava tutta la storia e che le calzava alla perfezione, ma a spingerla via è soprattutto il bisogno di evadere, di cambiare qualcosa nella sua vita e ritrovare il sorriso che la situazione sentimentale aveva spento. […]

La Bosè si concentra nelle riprese di uno dei suoi film migliori che entrerà nella storia del cinema spagnolo come un’opera fondamentale, ma fuori dal set chiede di non vedere nessuno e passa il suo tempo chiusa in camera a leggere e riposare. Il 24 dicembre il produttore Goyanes, per rompere il suo strano isolamento, arriva a minacciarla se non fosse intervenuta insieme a lui al party di Natale organizzato dall’ Ambasciata di Cuba a Madrid. Lei di fronte allo sconforto di passare la vigilia della festa da sola, senza famiglia ne amici, accetta a malincuore. “Fu allora che conobbi il Torero”, dice la Bosè dell’uomo che segnerà indelebilmente la sua esistenza e che chiamerà sempre in questo modo apparentemente distaccato. […]

È Goyanes, amico di Dominguín, a presentargli l’attrice italiana. Lucia sa poco di quell’uomo che le parla in una lingua che non comprende bene, sa che nell’arena è considerato un Dio, l’erede di Manolete, e che nella vita privata consuma con disinvoltura feste donne e amori. Secondo i giornali Ava Gardner era sul punto di lasciare definitivamente Frank Sinatra per sposare lui. Ma la Bosè non rimane particolarmente colpita da Dominguín perché abituata al egocentrismo diffuso nell’ambiente del cinema e la vanità gli attori, né lei era il tipo di ragazza che si faceva sedurre facilmente da un Casanova. Anzi guardava con distacco gli uomini che si sentivano irresistibili, quelli che si dichiaravano capaci di conquistare qualsiasi donna. “Gli chiesi cosa mangiavano i toreri e cose del genere perché era tale la mia ignoranza che pensavo fossero carnivori e che mordessero… la tauromachia era e rimane per chiunque non sia spagnolo qualcosa di misterioso, incomprensibile nella sua vera portata… tra noi c’era una difficoltà di dialogo che in seguito si aprì come un abisso… mi sembrava quel tipo di uomo fanfarone, uno di quelli che vanno sempre in giro con mantella e il sombrero per fare colpo … in poche parole un prepotente!”. L’incontro è fatale ma Lucia ne è inconsapevole…

altri film

tappe

film

registi

partner