La regista utilizza un tenue bianco e nero – l’unico colore che vediamo è nelle foto di sua madre lasciate dal padre – per presentare lo splendido ambiente naturale, le sfere miracolose e altri oggetti di pietra che possono o meno rivelare i loro segreti. La voce fuori campo, le immagini d’archivio, le foto di famiglia e i testi di Quintanilla, dalle tinte filosofiche, collegano il personale con la ricca storia degli abitanti originari del Paese. Le misteriose sfere di pietra diventano una potente metafora del nostro rapporto con la morte e l’eterno.