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Robot Dreams

Il mio amico robot

REGIA
Pablo Berger

SCENEGGIATURA
Pablo Berger dall'omonima graphic novel di Sara Varon

MONTAGGIO
Fernando Franco

MUSICA
Alfonso de Vilallonga, Yuko Harami

PRODUZIONE
Arcadia Motion Pictures, Noodles Production, Les Films du Worso, RTVE, Movistar Plus+

ANNO
2023

NAZIONALITÀ
Spagna, Francia

DURATA
92 min.

RICONOSCIMENTI

  • 2024 – Premi Oscar
    • Candidatura al miglior film d'animazione
  • 2024 – Annie Awards
    • Miglior Film d'Animazione Indipendente
  • 2023 – European Film Awards
    • Miglior Film d'Animazione
  • 2023 – Festival internazionale del film d'animazione di Annecy
    • Premio Controcampo

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Robot Dreams

Il mio amico robot

DOG vive a Manhattan e, stanco di stare sempre solo, si costruisce un robot. Sulle note degli Earth, Wind and Fire e della travolgente musica newyorkese degli anni Ottanta, la loro amicizia sboccia e si fa sempre più profonda. Finché una sera d’estate DOG si trova costretto ad abbandonare ROBOT sulla spiaggia. Riusciranno i due amici a ritrovarsi? Dal pluripremiato Pablo Berger (Blancanieves), qui al suo esordio nel cinema di animazione, una storia sull’importanza dell’amicizia e sulla sua fragilità celebrata a Cannes, premiata ad Annecy e candidata all’Oscar come Miglior film d’animazione.

Perlas //

Presentato tra le Séances Spéciales di Cannes 2023, marchiato dal fuorviante e ghettizzante Séance enfantsRobot Dreams di Pablo Berger è invece un film pensato, scritto e realizzato per un pubblico ampio, trasversale. Non la solita animazione mainstream che strizza l’occhio ai genitori, ma una pellicola che affronta con toni (non sempre) leggeri il tema della solitudine, dei rapporti affettivi e, in un’ottica che probabilmente Asimov avrebbe apprezzato, dell’autocoscienza robotica.

Hey, hey, hey
Ba-dee-ya, say, do you remember?
Ba-dee-ya, dancin’ in September
Ba-dee-ya, never was a cloudy day…
September – Earth, Wind & Fire.

Regista e sceneggiatore che flirta con soggetti indubbiamente singolari, dopo essersi fatto notare con Torremolinos 73 e soprattutto col poco conciliante Blancanieves, versione muta e non disneyana della favola dei fratelli Grimm, Pablo Berger si confronta senza timori con l’animazione: tratto dall’omonimo graphic novel di Sara Varon, Robot Dreams potrebbe quasi sembrare una sorta di spin-off romantico e non inacidito di Futurama mescolato a BoJack Horseman, se non fosse che l’ambientazione non è marcatamente fantascientifica, anzi. Sagacemente alternativo più che spiazzante, Berger riesce a trovare un giusto equilibrio tra le potenzialità narrative ed estetiche dell’animazione e la narrazione minimalista della quotidianità, dell’intimità, della vita di una persona comune in una grande città.

A parte il robot da compagnia, unico elemento sci-fi che presto si insinuerà anche nelle nostre vite, siamo in una New York alternativa in stile anni Ottanta1, tra gustose citazioni e gite a Coney Island, in un mondo abitato da animali, in primis il coprotagonista Dog. Il character design punta più in alto del basilare tratto originale della Varon, l’animazione bidimensionale è semplice ma ben realizzata e la storia devia ben presto verso traiettorie abbastanza adulte – come è lecito attendersi dal regista di Blancanieves.
Più che citare, Berger contestualizza, come vediamo nella sequenza della notte di Halloween, coi bimbetti travestiti da Freddy Krueger o da gemelline di Shining. Più che apprezzabile, anche per la composizione delle inquadrature e la verve cromatica, la sequenza onirica che (ri)mette in scena Il mago di Oz, sottolineando l’afflato musical del film, che sfiora generi e toni, dalla commedia alla fantascienza, dal fantasy al dramma, al musical, in una cornice surreale eppure così realistica. Se Robot non è ancora tra noi, i Dog sono tantissimi, silenziosi, spesso invisibili.

Inclusivo senza bisogno di proclami e sbandieramenti, privo di dialoghi, ma cadenzato dal tormentone romantico September degli Earth, Wind & Fire, Il mio amico robot a un certo punto sembra quasi bloccarsi, resta un po’ impantanato nella vita di Dog più che nelle immaginarie (dis)avventure di Robot, ma nel finale ritrova le note giuste – sì, proprio le note – e porta a casa una parabola umanissima, tenera, persino commovente. Do you remember?
Lontano dal postcyberpunk ambizioso e impeccabile di Mars Express, altro lungometraggio d’animazione presentato a Cannes 2023 che riflette sull’intelligenza artificiale, il film di Berger tratteggia in maniera semplice ma non superficiale una questione che sta diventando sempre più attuale, parallela all’amicizia, alla solitudine, ai ricordi e alla loro elaborazione: l’autocoscienza robotica. Il distacco, la perdita e la rinuncia non riguardano solo Dog, anzi, deflagrano con Robot, coi suoi sogni elettrici, con la sua capacità di sognare e di soppesare le emozioni. Appunto, Do you remember?

Enrico Azzano – Quinlan

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