Cerca
Close this search box.

Trenque Lauquen

REGIA
Laura Citarella

SCENEGGIATURA
Laura Citarella, Laura Paredes

FOTOGRAFIA
Agustín Mendilaharzu, Inés Duacastella, Yarará Rodriguez

MUSICA
Gabriel Chwojnik

PRODUZIONE
El Pampero Cine, Grandfilm

CON
Laura Paredes, Ezequiel Pierri, Rafael Spregelburd

ANNO
2022

NAZIONALITÀ
Argentina, Germania

DURATA
Parte 1, 128' | Parte 2, 132' min.

PREMI:

Mostra di Venezia 2022
Orizzonti

IndieLisboa 2023
Miglior Film

Festival di Mar del Plata 2022
Miglior Film Latinoamericano
Miglior contributo artistico
Premio Eva Landeck alla prospettiva di genere

Hainan International Film Festival 2023
Miglior Film

Condividi su...

Trenque Lauquen

Laura è scomparsa senza lasciare traccia. Una fuga improvvisa che diventa il nucleo di una serie di misteri: il segreto nascosto nei libri di una biblioteca, il carteggio amoroso di un’altra donna anch’essa scomparsa molti anni prima; i misteriosi fiori gialli; il mistero della laguna...

Come un tesoro questa storia contiene molte altre storie: l’esplorazione di una città argentina della pampa è solo l’occasione per scandagliare più a fondo nell’animo umano. Il mistero che avvolge la protagonista trasforma il film in un romanzo visivo in cui perdersi, un’ode alla ricerca della libertà

Latinoamericana //

Trenque Lauquen è una cittadina argentina disposta tutta attorno a una misteriosa laguna. Laura, che è esperta di fiori e tiene una rubrica alla radio sulle grandi donne della storia, scopre nelle sue ricerche una corrispondenza amorosa nascosta fra i libri della biblioteca di paese, e decide di indagare per scoprire i dettagli sui due amanti impossibili. Questa premessa la introduce ad un viaggio ramificato e imprevedibile fra documenti, fotografie, più storie d’amore di varia natura e una misteriosa creatura che forse si cela nella laguna.

Laura Citarella lavora da anni con Mariano Llinás, e si vede: il suo film-mondo è un abbarbicarsi tanto candido quanto contorto di storie, di storie dentro storie e di racconti intrecciati, un ipertesto impossibile che non solo rappresenta un ritratto inedito della pampa argentina, ma riscopre il piacere gratuito e ludico del racconto, all’infuori dalle potenziali gioie che lo spettatore può trarne (aspettative, logicità sovrastrutturale, ammiccamento cinefilo) se non quelle della semplice ipnosi, o del semplice ammaliamento.

Come nei film di Llinás, si può rintracciare l’origine di questa idea così pura e deliziosa di storie volutamente fittizie ma prive di vezzi metacinematografici e di riferimenti paratestuali dai grandi della Nouvelle Vague nella loro carriera di fine 900. Ma il gusto per il b movie e i budget striminziti al servizio di epiche rurali di simile statura dànno a questa scuola contemporanea di cinema argentino un sapore tutto suo, perfetto e imprevedibile, capace di attraversare uno spettro intero di emozioni risalendo a una percezione del cinema “dal basso”, dall’impiego essenziale del montaggio fino all’utilizzo spiritoso e commovente della musica per fare quella cosa oggi tanto spaventosa: intrattenere. Ma in modo diverso.

Come con qualunque capolavoro, spiegare Trenque Lauquen è impossibile. Non c’è niente di più di quello che si vede e si sente, ma ogni immagine e ogni parola è potenziale scrigno di altre storie, di altri percorsi e di altre prospettive, e non tutti potranno essere mostrati. Nonostante il sapore letterario, Citarella usa al massimo il mezzo cinematografico fra dissolvenze incrociate allucinanti e voice over che si innestano nel racconto in modi curiosi e affabulatori.

Alla fine il film dura 4 ore ma poteva durarne 8, come 2, come 16. Il punto è il gusto per la storia, per l’allaccio narrativo e per i modi in cui le storie si influenzano a vicenda (l’aspetto che dà a Citarella una personalità autonoma anche rispetto a Llinás): forse ogni storia non si limita ad aprirne altre, ma è una variante di altre. Forse una storia può crearne un’altra in parallelo. Forse tra una storia e un’altra la membrana che le separa è più che permeabile. Sicuramente, è una storia anche l’atto del raccontare, e l’unico risultato del raccontare non è mai solo il contenuto del racconto.

Questo per dire che Trenque Lauquen è soprattutto una doppia storia d’amore (una nella prima parte e una nella seconda), e sono le storie in generale che attivano questi amori. Nessuno si azzarderebbe, nel film, a dare una definizione di amore, ma tramite mille perifrasi fantastiche, fra i generi cinematografici e i colpi di scena, alla fine sembra di riceverla ugualmente, e in quell’amore potremmo potenzialmente essere invischiati anche noi dall’altra parte. Se un’altra parte esiste davvero.

EightAndHalf per Film TV

altri film

tappe

film

registi

partner