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Upon Entry

L'arrivo

REGIA
Alejandro Rojas, Juan Sebastián Vásquez

SCENEGGIATURA
Alejandro Rojas, Juan Sebastián Vásquez

FOTOGRAFIA
Juan Sebastián Vásquez

MONTAGGIO
Emanuele Tiziani

PRODUZIONE
Zabriskie Films, Basque Films, Sygnatia

CON
Alberto Amman, Bruna Cusí, Ben Temple, Laura Gómez

ANNO
2022

NAZIONALITÀ
Spagna

DURATA
77 min.

PREMI

♦ Tallin Black Nights (Lituania)
Premio FIPRESCI

♦ Premios Feroz (Spagna)
Miglior Sceneggiatura

♦ SXSW – Austin, Texas (USA)
Oficial Selection

♦ Independent Spirit Awards -Los Angeles (USA)
Nominato come Miglior Opera Prima, Miglior sceneggiatura e Miglior montaggio

♦ Reims Polar
Festival du film policier (Francia)
Premio del Pubblico,
Premio Speciale della Giuria

♦ Festival di Málaga (Spagna)
Miglior Attore (Alberto Ammann)

♦ Kolkata International Film Festival (India)
Miglior Film

♦ Tetouan Mediterranean Film Festival (Marocco)
Premio della Critica

♦ BAFICI Buenos Aires (Argentina)
Premio SIGNIS

♦ La Nueva Ola – Festival del cinema spagnolo e latinoamericano di Roma
Premio del Pubblico

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Upon Entry

L'arrivo

Diego è venezuelano, Elena catalana. Dopo aver convissuto a Barcellona decidono di trasferirsi negli Stati Uniti con il sogno di una nuova vita. Ma all’area immigrazione dell’aeroporto di New York qualcosa non va: i due sono costretti a subire un interrogatorio che metterà in discussione la loro stessa relazione.

Avvincente thriller psicologico che denuncia l’abuso di potere e l’insensatezza di una certa burocrazia. Pluripremiata opera prima con un cast d’attori in stato di grazia. Imperdibile.

La Nueva Ola //

“Le performance sono superbe” – Screen International

«Ogni tanto escono in Italia film che meritano ogni bene» Alberto Crespi La Repubblica

“Grande intelligenza narrativa che riesce a sorprenderti costantemente” – Marco Giusti Dagospia

«Un thriller incalzante, dal quale non ci si stacca mai» – Lidia Saller Il Giornale

«Finissimo scandaglio dei meccanismi psicologici innescati dal potere della burocrazia» – Fabio Canessa Il Tirreno

«Oltre alla tensione etica e drammatica che lo innerva, alla riuscita di Upon Entry contribuisce la complicità creativa tra Rojas e Vásquez» – Emanuele Bucci Ciak

«Il thriller si insinua nelle fragilità delle relazioni umane e invita a una profonda riflessione sulle leggi di immigrazione statunitensi (e non solo)» – Sara Risini Trova Roma

 

Ti armi di coraggio e parti. Decidi di iniziare una nuova vita, tentare la fortuna in un altro posto, lontano da quella che era la tua casa. Trascini le tue paure, i tuoi dubbi, le tue illusioni, le tue speranze, i tuoi sacrifici, le tue rinunce. Non sai come andrà a finire, cosa ti aspetterà, se forse un giorno dirai che è stato un successo o un errore, ma hai preso quella decisione. Sei già lì, in procinto di imbarcarti per un altro paese, ti immagini lì, su quel nuovo orizzonte, e all’improvviso, tutto va storto, tutta la tua vita dipende dalla decisione di qualcun altro, da un pezzo di carta, dall’autorità di turno che deve decidere se puoi raggiungere la tua destinazione oppure no.

Questa è la storia che racconta Upon Entry, opera prima di Alejandro Rojas e Juan Sebastián Vásquez, basata sulle esperienze personali di emigranti dei registi (entrambi nati a Caracas e decisi a rifarsi una vita all’estero).

Rojas e Vásquez riescono ad andare oltre e a dare alla loro proposta una buona direzione. In questo caso (e come spesso accade), il suo successo sembra basarsi sulla semplicità, sia nella forma che nella sostanza. Si capisce che i cineasti raccontano qualcosa che conoscono e hanno vissuto, e che vogliono raccontarlo nel modo migliore affinché la storia rimanga in primo piano, in modo sobrio, senza inutili artifici. C’è meticolosità nei dettagli, i personaggi e le situazioni sono credibili, riescono a trasmettere il mondo emotivo di quella coppia protagonista a quel bivio, la paura, lo smarrimento, l’incertezza, l’impotenza, la sofferenza.

“Upon Entry” parla della paura dell’altro, del razzismo, dell’abuso di potere, dell’insensatezza e della cattiveria di una certa burocrazia (e con essa della capacità dell’essere umano di essere profondamente imbecille), della vulnerabilità di fronte a queste situazioni. Tuttavia, lungi dal crogiolarsi nel dramma, il film riesce ad avere un certo umorismo che si basa sul riflesso di quella realtà.

Con questo, uno dei suoi grandi pregi sta nella gestione del tono thriller e del ritmo, nella capacità di saper portare il film al suo culmine, di far diventare, velatamente, comiche certe situazioni, così assurde ed esasperanti.

(Julia Olmo – Cineuropa)

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