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Utama

Utama - Le terre dimenticate

REGIA
Alejandro Loayza Grisi

SCENEGGIATURA
Alejandro Loayza Grisi

FOTOGRAFIA
Barbara Alvarez

MUSICA
Cergio Prudencio

PRODUZIONE
Alma Films

CON
Luisa Quispe, José Calcina, Santos Choque

ANNO
2022

NAZIONALITÀ
Bolivia, Uruguay, Francia

DURATA
87 min.

PREMI

Sundance Film Festival
Gran Premio della Giuria

Transilvania International Film Festival
Premio Miglior Film
Premio del pubblico

Cyprus Film Days International Festival
Premio Miglior Film
Premio del pubblico

Guadalajara International Film Festival
Miglior Sceneggiatura
Miglior Opera Prima
Premio Jorge Cámara HFPA Award

Málaga Spanish Film Festival
Premio Miglior Regista

Premio Speciale della Critica

Miglior Film Iberoamericano

Premio Migliori Musiche

Rencontres du Cinéma Sud - Americain de Marseille
Premio Miglior Film
Premio del Pubblico
Premio della Giuria Giovani

Toulouse Latin America Film Festival
Premio Lycéen de la Fiction

Göteborg Film Festival
Nomination Miglior Film

Sydney Film Festival
Nomination Miglior Film

Nomination Sustainable Future Award

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Utama

Utama - Le terre dimenticate

Vincitore del Gran Premio della Giuria - Sundance Film Festival 2022

UTAMA
Le terre dimenticate

Il tempo sembra scorrere lentamente nella lontana terra incrinata e arida dell'Altiplano boliviano, dove un'anziana coppia quechua, Virginio e Sisa, porta avanti un'umile routine. Quando il nipote Clever si presenta alla loro porta, Virginio si accorge subito che è lì solo per convincerli a trasferirsi in città. Il fatto che la siccità li abbia lasciati senz'acqua non aiuta la loro causa a restare. Il respiro pesante di Virginio tradisce la sua capacità di nascondere ciò che lo affligge e l’apparizione di un condor inizia a destare in lui uno strano presagio. Improvvisamente lo scorrere del tempo diventa più che mai prezioso e pone la coppia davanti a un dilemma: resistere nell’attesa delle piogge o seguire le orme di altri quechua e lasciare la loro casa per la città?

Latinoamericana //

NOTE DI REGIA – Alejandro Loayza Grisi

Negli altopiani boliviani, a più di 3.500 metri sul livello del mare, il cambiamento climatico sta costringendo le comunità a cambiare i loro stili di vita abituali. Le stagioni delle piogge si stanno accorciando, la siccità sta durando sempre di più, i ghiacciai si stanno sciogliendo e l’acqua scarseggia, le notti si fanno più fredde e le giornate più calde. È uno dei territori più esposti e vulnerabili ai cambiamenti climatici sulla Terra.

Il territorio già ostile sta diventando sempre più inospitale, costringendo le popolazioni autoctone a migrare verso città dove non sanno vivere e dove si parla una lingua che non è la loro. Hanno pochissime opportunità in questo nuovo ambiente, in particolare le persone più anziane. Pertanto molti di loro sono riluttanti a unirsi all’enorme migrazione che negli ultimi anni ha lasciato le campagne boliviane sempre più disabitate.

Sono nato e cresciuto a La Paz, una città che storicamente ha accolto migranti della popolazione Aymara della vicina campagna dell’Altiplano. La nostra città, le nostre convinzioni e i nostri modi di essere sono stati fortemente segnati dalla convivenza tra la cultura spagnola e quella Aymara. Ma nonostante questa storia, pochissimi dei nostri abitanti sono consapevoli che alcune delle prime grandi vittime del cambiamento climatico sono a pochi chilometri di distanza.

Credo che raccontare una storia dal punto di vista di quelle persone a noi molto vicine, che ancora vivono in campagna e affrontano l’agonia di veder scomparire il loro modo di vivere, sia fondamentale per comprendere il costo umano del cambiamento climatico. Ci permette di considerare i danni collaterali del nostro attuale modo di vivere e di ripensare al nostro ruolo di abitanti di La Paz (e di altre città con condizioni simili).

Utama è un ammonimento. Le persone anziane rappresentano una coscienza perduta e una saggezza che raramente viene ascoltata. I personaggi di Virginio e Sisa, con tutta la saggezza maturata negli anni, rappresentano una cultura che ha visto le sue giovani generazioni perdere la lingua e il loro sapere mentre si integravano con un mondo sempre più globalizzato. La cultura Quechua, e le sue opinioni su morte, vita e natura, sono qualcosa di molto noto a La Paz, ma che sta scomparendo.

Utama è anche una storia d’amore. L’intimità del rapporto tra Virginio e Sisa si percepisce attraverso i piccoli gesti tra di loro e i silenzi che dominano la loro quotidianità, silenzi che contraddistinguono le relazioni decennali come la loro. Indipendentemente dalle differenze culturali tra questi personaggi e il pubblico, volevo mostrare il loro amore come una forza universale.

Esteticamente provengo dal mondo dello still life e m’interessa giocare con immagini e silenzio, per creare incroci dove si trovano i significati più profondi: perdita, acculturazione e degrado della natura. Stilisticamente, ogni inquadratura significa qualcosa in sé e nel contesto di un film arricchisce la narrazione.

Gli ampi paesaggi, i ritratti che mettono in risalto gli sguardi profondi dei personaggi e i momenti di silenzio sono i miei strumenti per raccontare una storia che interroga profondamente le questioni sociali, ambientali e umane in questi tempi di cambiamento.

Utama è in definitiva una storia su uno dei luoghi più sottorappresentati sulla Terra, ma è anche una storia universale che potrebbe essere ambientata in qualsiasi comunità che si trova ad affrontare problemi sociali e ambientali simili. È una storia raccontata attraverso gli occhi di una coppia umile che ha affrontato la morte e la perdita dei propri valori e costumi. Ma c’è ancora la possibilità di perseveranza e conservazione. Anche se sembra una tragedia, voglio che il film porti speranza.

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